Elogio della sfiga: The Monolith Deathcult – Versus

Il mio personaggio Disney preferito di sempre è sempre stato Paperino. Non perché abbia mai provato pena per lui o ilarità vedendo le assurde vicissitudini che gli piombano sempre addosso mentre lui vorrebbe solo vivere la sua vita con tranquillità: mi è sempre piaciuto perché mi ci sono sempre immedesimato. Ad un certo punto, poi, ti stufi e smetti di incazzarti e battere i piedi per terra contro prepotenti, datori di lavoro, colleghi, compagni di scuola etc., ma non tanto perché ti arrendi, ma perché fai della sfiga la tua arma di sopravvivenza. Essere consci di avere anche solo un pizzico di sfiga ti rende automaticamente in grado di sopportare qualsiasi cosa, perché tanto peggio di così non può andare.

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Tranquilli, ho smesso.

Ed è proprio questo che fanno i The Monolith Deathcult. Tre ragazzi che non combattono la sfiga, ma ci sguazzano e ci ridono sopra. Seguo la formazione da Tetragrammaton, il lavoro del 2013 che li aveva portati addirittura alla Season Of Mist, contratto che subito dopo hanno perso probabilmente per il cattivo andamento delle vendite e per la separazione da metà line-up. E poco importa se i dischi possono non piacere e vengono costantemente bastonati dal trve di turno che detesta il death sinfonico suonato a cazzo: gli olandesi se ne fregano perché non si prendono sul serio. Questo è il loro segreto e il motivo per cui esprimere una opinione seria sui loro album non ha nessun senso. Versus è l’ennesimo capitolo che ribadisce questo concetto, facendo il verso a tantissimi grandi esempi del panorama death metal mondiale mischiando sinfonica, elettronica e soprattutto badilate di humor nero. Die Glockte, con il suo inizio con un tizio remixato che dice “Damn you Jesus”, dovrebbe darvi subito l’idea di quello che state andando a sentire, in una apoteosi di atmosfere da film di fantascienza anni ’50 fatti male. Ed è qui che ti rendi conto di come le vie del metallo siano infinite, perché siamo all’antitesi totale della dottrina manowariana: non sei figo solo perché ascolti metal, puoi continuare tranquillamente ad essere uno sfigato. E anche nel metal possiamo sentirci orgogliosi di essere sfigati, di non esserci meritati una sign-session e farci una foto demenziale dove fingiamo di aspettare che arrivi qualcuno e di suonare davanti a quattro stronzi a una data che ci è stata organizzata per farci recuperare un concerto precedente, dove ci si era rotto il pc che doveva metterci le basi.

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Come si può non volere bene a una band che si presenta così?

Sfigati di tutto il mondo: uniamoci. Uniamoci sotto la bandiera dei The Monolith Deathcult, una delle poche band al mondo che non si prende sul serio ed evita accuratamente di farlo, che risponde agli hater con l’autoironia esagerando i propri difetti e va fiera del proprio essere come una scheggia impazzita in un mercato dove devi sempre mostrarti all’altezza della situazione, appetibile e figo agli occhi di tutti. Chi si prende troppo sul serio ha solo da imparare, perché il fatto che questi tre pazzoidi siano in giro da tutto questo tempo significa che non lo fanno più tanto per il successo, che probabilmente non raggiungeranno mai, ma perché loro ci credono davvero. Versus è un disco ottimo che, come scrivevo sopra, ribadisce tutto il concetto che sta alla base di questo articolo: non bisogna vergognarsi di essere sfigati nell’era dei social network, anzi, possiamo andarne tranquillamente fieri e continuare a camminare a testa alta anche se non siamo dei veri Manowar, anche se non ci immedesimiamo in un personaggio infallibile e anche se tutti gli altri veri metal ci prendono per il culo. Perché un giorno la vita verrà a presentare a tutti il conto, ma mentre chi è troppo sicuro di sé crollerà come un castello di carte, chi non lo è le riderà in faccia.

Autore: darioepic

Organizzatore di piccoli/medi eventi, ex-scribacchino di roba metal, videogiocatore e sportivo saltuario.

1 commento su “Elogio della sfiga: The Monolith Deathcult – Versus”

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